lun 04 marzo 2013 - Autore : gamba
Tra la fine degli anni '80 e gli inizi degli anni '90, quando molti si davano da fare con tangenti, partitocrazia e cose simili, il patto di Varsavia boccheggiava e gli americani pensavano che Reagan fosse il massimo, bazzicavo spesso dalle parti di Bologna; sapete, non era male! C'era ancora qualche osteria interessante ma soprattutto eventi musicali epocali, e cosė arrivō a Bologna anche Miles Davis, un appuntamento imperdibile per il jazz e la musica in genere, e ci incamminammo con la citroen due cavalli del mio amico Corrado verso una fantastica serata musicale. Il Palasport era stracolmo, cercammo il punto migliore acusticamente parlando, che non č mai sotto il palco, ed il concerto cominciō; per i primi dieci minuti Miles suonō con le spalle voltate al pubblico, dato che aveva dovuto concedere all'informazione, tv e carta stampata, alcuni minuti di ripresa, ma con una classe unica, indimenticabile, tutt'altra cosa rispetto a certi personaggi che oggi si negano ai giornalisti. Verso la fine del concerto ci trovammo fianco a fianco Lucio; devo dire che rimanemmo sorpresi, non eravamo senz'altro nč in posti riservati nč in aree destinati ad addetti ai lavori, probabilmente anche lui aveva scelto il punto acusticamente migliore; rimanemmo lė con lui fino alla fine del concerto, quando approfitto di un vicino di casa per farsi dare un passaggio. Grazie Lucio, sempre grande allora come oggi, anche se ci hai lasciato. Di Alan Stivell, degli Alarm e cosė via vi parlerō un'altra volta. |
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