Vezzano.net: Lutto
lun 31 gennaio 2011 - Autore : giancarlo
Avvenimenti che lasciano un segno marcato nella nostra mente, disgrazie vicine e lontane che non ci lasciano indifferenti: penso alla prematura scomparsa di Ermanno Paganini, medico e amico di molti di noi; penso alla morte di Mohamed Bouaziz, tunisino che dandosi la morte con il fuoco ha avviato la caduta del regime nel suo paese d'origine.
Ermanno ha lasciato in me dei bellissimi ricordi. Insieme abbiamo frequentato i tre anni di scuola media ed il primo anno di I.T.I., e quando lo vedevo in ambulatorio gli ricordavo episodi vissuti che lui si stupiva di non ricordare, ma che gli davano piacere nel riviverli a distanza di tanti anni. Come quando gli ho ricordato il prof. Alfio Zanetti di Leguigno (ins. di matematica alle medie) che l'ultimo giorno di scuola ci portava al campo parrocchiale, prendeva un sacchetto pieno di biglie e figurine a noi sequestrate durante l'anno, ne spargeva il contenuto sul terreno e noi ci buttavamo per rimpossessarcene. E dopo partita a calcio fino allo sfinimento. Gli ho ricordato che ad un certo punto il prof. ha detto:" Ermanno, tu che sei ben "piantato" (per dire formato fisicamente; infatti a quattordici anni andò assieme a Grini a giocare nelle giovanili del Suzzara, se ricordo bene) mettiti in difesa". E con Ermanno in difesa non si passava!
Oppure quando in prima I.T.I. mi aiutò a svolgere un tema nel compito in classe di italiano dandomi alcune dritte; ricordo la parola ?scimmiottare? che scrisse per dire di comportamenti da evitare.
E di sicuro egli non ha scimmiottato ma ha sempre mantenuto la sua linea: mai una parola di troppo, mai una parola sopra le righe, mai un intervento a sproposito. Di certo la coppia di banco (all?I.T.I, perché alle medie sedeva con il fratello Maurizio, dividevano gli stessi libri) Paganini-Ibattici non ricordo che abbia mai subito un richiamo dai professori.
E di recente ricordarlo con il suo camice bianco che chiedeva a mio padre ?cosa c?è Lolli? con il suo tono sereno, a volte sottovoce, le mani giunte e gli indici a toccare le labbra, la schiena appoggiata alla poltrona girevole??

Perdonate l?accostamento nel dolore per la perdita di un uomo caro ma anche la morte del tunisino Bouaziz non mi ha lasciato indifferente; cosa può aver mosso la mente di questo giovane che di mestiere girava con il suo carretto da ambulante, magari pieno di sogni e di aspettative dalla vita, pieno di speranze per un futuro migliore? Credo le stesse ragioni che hanno mosso i bonzi vietnamiti che nella Saigon occupata dagli americani si incendiavano per protesta, le stesse ragioni di Jan Palach che con il suo gesto ricordò al mondo (soprattutto a quelli che credevano nel comunismo come me) che non esistono ?poteri buoni?.
Spegnere la propria vita con il fuoco è una contraddizione nei termini. Con le fiamme si illumineranno anche le ragioni di libertà, di giustizia, di giusta ribellione ad una ingiustizia inflitta dai detentori del potere; questo avrà pensato Bouaziz?
O forse avrà pensato che il fuoco è purificatore, che l?aria appestata dalla dittatura andava ripulita perché non era più sopportabile per il troppo fetore?
Come in una partita a poker ove può succedere che una scala minima batta una scala reale, così un piccolo grande uomo come Bouaziz ha influenzato la storia più di Hillary Clinton, ministro degli esteri degli U.S.A., donna tra le più potenti al mondo. Ci ha ricordato che la storia è nelle nostre mani, nelle mani di tutti noi. Ci ha ricordato che prima o poi le ingiustizie, sommate o singole che siano, non si sopportano e scoperchiano nell?essere umano quel desiderio, quell?anelito che smuove una sana ribellione, per provare a costruire un mondo migliore.
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